I mari del Sud

Questo componimento fa parte della raccolta Lavorare stanca ed è stato dedicato dall’autore ad Augusto Monti, un suo caro amico. Con questo testo Pavese iniziava una nuova forma di poesia: la “poesia-racconto”, basata sul “verso lungo” e sulla possibilità di conferirle un andamento narrativo. Il poeta prende lo spunto da una passeggiata fatta una sera per rievocare momenti

della vita del cugino e della sua vita, con lo scopo di mostrare la loro maturazione spirituale, determinata dalle loro vicende vissute. In questo caso la figura del cugino è presentata con un alone quasi mitico, perché essa rappresenta la forza e il coraggio di chi ha vissuto una vita senza alcun tipo di piacere e lontana dalla propria terra natale.

“Vent’anni è stato in giro per il mondo. Se n’andò ch’io ero ancora un bambino portato da donne, e lo dissero morto.”

“Mio cugino è tornato, finita la guerra, gigantesco, tra i pochi.”

“Mio cugino non parla dei viaggi compiuti.”

“Ma quando gli dico ch’egli è tra i fortunati che han visto l’aurora sulle isole più belle della terra, al ricordo sorride e risponde che il sole si levava che il giorno era vecchio per loro.”

Il “narratore-poeta” vuole sottolineare la distanza fra sé e il cugino, che rappresenta la proiezione di un desiderio, e quella sicurezza  a lungo cercata. Su questo concetto si viene a creare anche la contrapposizione tra città e campagna. In questo caso la città diventa il simbolo della maturità desiderata, ma allo stesso tempo porta l’angoscia della solitudine.La contrapposizione tra città e campagna provoca un’altra contrapposizione, cioè quella tra infanzia e maturità. La prima viene intesa come una stagione spensierata e tranquilla dove la persona è aperta al mondo che la circonda, mentre la seconda viene vista come la sconfitta, delusione e scoperta della infelicità provocata dai demoni interiori.

“Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò.” 

(Cesare Pavese)

“Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. 

Nulla è vostro, tranne le cose essenziali – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo – tutte le cose tendono verso l’eterno o ciò che possiamo immaginare di esso.”

(Cesare Pavese)

Pavese è l’autore più adatto per parlare del Giappone. Essendo un Paese che si trova dall’altra parte del globo può essere considerato proprio “un altro mondo”. Il fatto che Pavese sia così determinato ad arrivare in un luogo a lui sconosciuto, come proprio il Giappone, lo rende diverso, ma in contemporanea si rende conto che se si allontana dalla sua casa e dai suoi ambienti familiari è costretto ad avere fiducia negli altri. Pavese è il chiaro esempio di come una persona si possa sentire quando arriva in un Paese a lui ignoto. Il Giappone ha aperto le frontiere solo dopo la Seconda Guerra Mondiale e questo ha permesso l’arrivo di turisti al suo interno. Fino quel momento, quella terra era un luogo inesplorato e adesso è uno dei Paesi più belli da visitare sia dal punto di vista storico che culturale.