Buddismo

Il Buddhismo è nato nel VI secolo e raggiunse in suo massimo splendore nell’epoca Nara. Il termine Buddhismo proviene dalla parola “budhi” che significa “svegliare”, infatti è la filosofia del “processo” del risveglio e comprende una grande varietà di forme di pratica religiosa. Tutte hanno in comune la stessa fonte di ispirazione: Siddhartha Gautama. Questa religione si suddivide in varie sette, ma la setta che ha avuto un particolare successo è la setta Kegon. Essa vede ogni fenomeno come la manifestazione del principio del Buddha e afferma:

“In un granello di polvere si trova tutto l’universo, in un attimo si trova l’eternità; l’Uno è il tutto e il tutto è l’Uno.”

Esiste una particolare forma di questa religione: il Buddhismo Zen.

È una corrente che ebbe origine in Cina. Da qui si diffuse in Giappone dal monaco Eisai nel 1190 e diede vita a numerose correnti (Rinzai, Soto ecc.). Questa forma di Buddhismo non ha dei, non crede nell’immortalità e non ammette concetti come il peccato o l’anima. Non è né una religione né una filosofia: è un sistema di vita. Le persone lo praticano credono che ognuno di noi sia circondato in un groviglio di idee, teorie, riflessioni, pregiudizi, sentimenti che non gli permettono vedere la verità e la realtà ma solo frammenti di essa. Grazie allo “zazen”, una pratica che permette di vedere direttamente in se stessi, è possibile liberare l’individuo e di farlo entrare direttamente nella realtà.

Lo Zen è per eccellenza la religione degli antichi samurai. Per loro questa particolare religione era una sorta di “ginnastica” psichica per poter affrontare un combattimento cruento. La disciplina e lo Zen rendevano il samurai indifferente al risultato dello scontro, ma soprattutto verso la propria morte. Per i samurai la cosa più importante era la perfezione del duello, non la vittoria o la sconfitta, e tanto meno la propria sopravvivenza. Di conseguenza lo Zen trasformava il samurai in un “atleta della morte”.