L’arte della scrittura

La scrittura è una delle scoperte più importanti della storia dell’uomo. Grazie ad essa l’uomo ha compiuto grandi passi avanti soprattutto per il commercio e per la cultura in generale. Per quanto riguarda il Giappone, si sa poco riguardo la nascita del giapponese vero e proprio. Sappiamo che la scrittura giapponese nacque grazie all’importazione degli ideogrammi da uno studioso coreano di nome Wani verso fine del IV secolo d.C., ma purtroppo non possiamo sapere se il Giappone venne a contatto con la scrittura prima. In quel periodo il Giappone commerciava con i Paesi del continente, quindi è possibile che la scrittura sia arrivata grazie agli scambi commerciali. Inizialmente i testi venivano scritti in cinese, ma poi col tempo, si incominciò a trasformare la scrittura cinese per adattarla alla lingua e alla fonetica giapponese. Come prima cosa, vennero “liberati” i kanji dal loro significato per impiegarli per il loro suono, quindi da ideogrammi divennero dei fonogrammi per poter trascrivere i suoni del giapponese. Da qui in poi il giapponese trasferì nel suo vocabolario moltissimi termini cinesi che fino a quel momento non possedeva, e in seguito riuscì a sviluppare una forma di scrittura sillabica. Oggi esistono due forme moderne di questa scrittura sillabica: hiragana e katakana. Ogni carattere rappresenta una specifica sillaba. All’inizio questi caratteri avevano il compito di descrivere la pronuncia dei caratteri cinesi, successivamente hanno preso la struttura sillabica della lingua giapponese.

Oltre all’hiragana e al katakana esiste un’altra forma di scrittura: il kanji. In passato il kanji era un disegno che rappresentava una figura o una cosa specifica (ideogramma) e la forma rappresentava un significato. Oggi, la maggior parte dei kanji non sono più disegni di qualcosa, ma rimandano sempre ad un significato. Man mano che viene scoperta una “cosa” o parola nuova, deve essere escogitato un nuovo segno per poterla identificare facilmente. Il problema è che questo sistema diventerà sempre più grande, complesso e poco gestibile.

Per poter risolvere questo problema, in Giappone hanno deciso di smettere di creare nuovi ideogrammi e di riprendere quelli già esistenti e combinarli per creare nuovi significati. In questo modo il limite di 1945 kanji è rispettato. Grazie al numero limitato di simboli migliora il loro l’apprendimento ma peggiora la comprensione. Oltre al problema della scrittura dei nuovi simboli si è aggiunto anche il problema della pronuncia. Ci sono voluti secoli di sforzi per integrare e adattare il suono al simbolo. Oggi la lettura del kanji è divisa in due sottoinsiemi che si integrano: la lettura ON e la lettura kun (per convenzione la lettura ON viene scritta con caratteri maiuscoli e quella kun con caratteri minuscoli). La lettura ON è la stessa lettura importata dalla Cina, mentre la lettura kun è la traduzione in lingua autoctona dell’ideogramma importato.